Artissima Presenta: MAESTRO ANDREA TRISCIUZZI
“Le radici dell'emozione”
Mostra personale curata da Maria Elena Marchini
13 Settembre – 04 Ottobre 2013 Vernissage Venerdì 13 settembre 2013 ore 18,30
Sarà presente l'Artista
Performance dell'Attrice Natalia Simonova
La performance "Prova ad immaginare" presentata dall'attrice Natalia Simonova, sul testo di Renato Capitani e con le musiche originali di Carlo Benedetti, e' recitazione, movimento e musica. Le tre arti, trovandosi ad occupare lo stesso spazio, sceglieranno di comunicare tra loro attraverso quel linguaggio non verbale che è l’improvvisazione, fatta di ascolto e percezione. E’ proprio grazie a questa sua caratteristica intrinseca che si viene a creare una sorta di incognita sul percorso e il suo epilogo, arrivando a proporre infinite e sempre nuove strade da esplorare, non solo all'esterno, bensì attraverso gli intimi percorsi emozionali individuali. Si crea così una sinestesia con le opere del Maestro Andrea Trisciuzzi . È un tentativo di svelare il vero senso recondito non solo artistico ma innanzi tutto spirituale nelle opere del Maestro.
Le radici delle emozioni
A cura di Maria Elena Marchini
Descrivere il percorso di un’artista non è lavoro semplice.
A uno sguardo poco attento, infatti, il percorso dell’artista sembra non avere una continuità e contiguità logica, ma sembra piuttosto un susseguirsi di linguaggi diversi. In realtà questi linguaggi, a volte così lontani da impedire di riconoscere una radice comune, sono la proiezione di come lo sguardo sul mondo si sia espanso, abbia abbracciato un angolo più ampio. Per metafora possiamo paragonare questo percorso all’atto del respirare, si espira aria che ha nutrito sangue, muscoli e cervello per assorbirne di nuova, che porti nuovo cibo al corpo e all’anima.
Altra difficoltà è definire un’artista.
La nostra cultura ha l’abitudine, per esigenza di semplificazione, di dare definizioni, di categorizzare, di dividere secondo analogie. Ogni aspetto del reale non viene colto come una parte del tutto, ma come un’identità monadica, svincolando ciò che era prima da ciò che sarà domani. Però alla base della vita, delle emozioni, dell’arte, esiste una continuità che rifiuta la le categorie. Mentre, infatti, scriviamo una mail a un amico, codifichiamo tratti grafici e li trasformiamo in parole, pensiamo, leggiamo e rileggiamo quello che abbiamo scritto, senza per questo essere solo uno scrittore, un pensatore o un lettore.
Nei lavori di Andrea Trisciuzzi il suo percorso artistico riflette pienamente il cambiare del suo sguardo sul mondo, che l’ha portato ad affrontare, in oltre trent’anni di lavoro, tanti generi artistici – scultura, arte figurativa, arte astratta – con tanti linguaggi differenti, che nascono però tutti da un’unica radice emotiva: il viaggio interiore di Andrea.
Se poniamo l’inizio del suo viaggio artistico nell’arte sacra, non possiamo non assumere come archetipo la sua opera più maestosa, la Croce astile, un’opera di diciotto metri in cui otto figure, in un movimento spiraliforme, scalano la croce per raggiungere Cristo crocifisso. Lo sguardo dell’artista, ancora ruvido, ruvidità espressa dalle sagome umane e dalla superficie della croce, è proiettato alla conquista dell’alto, al superamento dei limiti terreni, alla ricerca di una spiritualità alta, o secondo una visione cristiana all’ascensione.
La stessa aspirazione all’alto si riscontra nella scultura Gli amanti. Realizzata circa venti anni dopo la Croce astile, l’opera ha perso la prima ruvidità a favore di linee morbide, sinuose, sensuali. Le figure non hanno più l’atteggiamento sofferente di chi sta cercando qualcosa, ma l’intreccio e l’unione dei corpi allude all’appagamento di chi ha trovato il sublime. Gli amanti è forse una delle più belle opere contemporanee che con pochi tratti, con estrema semplicità, riesce a comunicare la sensazione dell’innamoramento cioè quei movimenti – come li ha definiti il sociologo Francesco Alberoni - che portano a unire chi era diviso, per formare un nuovo soggetto collettivo fatto da due sole persone, l'amante-amato.
Altre sensazioni sono invece quelle trasmesse dai due busti speculari Donne in pensiero 2, l’essenzialità dei tratti e la pulizia delle linee, comunicano un senso di vuoto, di smaterializzazione dei corpi a favore dell’essenza. Il corpo della donna, perde la carnalità conferita dal nudo, e mostra tutta la sua fragilità a cui viene quotidianamente esposta. Non è un caso che le figure non abbiano le braccia, baluardo estremo di difesa. Sebbene il lavoro risalga ormai a qualche anno fa, agli inizi del 2000, formalizzare il ritratto più attuale della condizione femminile.
Il viaggio artistico di Andrea Trisciuzzi, passa anche dalle due ruote, intese come bicicletta.
La scultura Il ciclista, rendendo sensibile e plastico il suo prolungamento nello spazio, riassume perfettamente il concetto di dinamismo tipico della scultura del Novecento. Concetto di dinamismo descritto magistralmente dallo scultore futurista Umberto Boccioni: “Per rendere un corpo in moto, mi sforzo di fissare la forma che esprime la sua continuità nello spazio... La mia costruzione architettonica a spirale crea invece davanti allo spettatore una continuità di forme che gli permette di seguire, attraverso la forma forza che scaturisce dalla forma-reale, una nuova linea chiusa che determina il corpo nei suoi moti materiali”. Non è un caso che Il ciclista insieme a una serie di altri lavori dedicate agli sport sia stata esposta negli spazi delle Scuderie del Quirinale, nel 2008, in occasione della mostra dedicata ai cent’anni del futurismo. Donna in bici, scultura che appartiene almeno idealmente a un trittico insieme a Uomo in bici e Bambino in bici, propone le stesse dinamiche del ciclista, qui però la figura umana non è un tutt’uno con il mezzo, ma ha una sua autonomia. In questa scultura, ancora più che altrove, e come sempre dovrebbe essere per un’opera d’arte, è possibile vedere e sentire chiaramente quello che in realtà non c’è: il vento, che delinea i contorni del viso, spazzola i capelli all’indietro, solleva lo scialle.
E poi c’è la Bicicletta, dimostrazione didascalica di quale sia il confine che intercorre tra oggetto d’uso quotidiano e opera d’arte: qualcosa di unico e irripetibile. La tecnica usata per questo passaggio, usata anche nella rilettura della scultura Paolina, è quella che Andrea ha usato per molti dei suoi lavori di arte astratta, screziature di colori sulla tela, impastate con vetro, polveri, sabbia, e altri materiali in una esplosione di vita. Il tutto in un caotico intreccio di linee e macchie colorate, con una totale assenza di organizzazione razionale, in cui gli strumenti di lavoro, diventano le mani, le dita, il corpo dell’artista.
Queste sono solo alcune suggestioni sui lavori di Andrea Trisciuzzi, perché come suggerisce il titolo di questa personale, Le radici delle emozioni, per trovare le radici bisogna scavare a fondo, e per trovare le radici delle emozioni ognuno deve scavare a fondo nel proprio cuore.