Maria Pia Camporese (1952 - 2013) fin da giovanissima rivela una spiccata capacità e versatilità verso l'espressione artistica, vincendo già a 15 anni un primo premio. Consegue la Maturità in Arte Applicata, poi la laurea in Psicologia.
A Milano lavora come Art-director in agenzie di pubblicità .
Poi ancora a Padova per confrontarsi con l'arte e con un'altra laurea allo IUAV, in Comunicazione Visiva.
Al suo attivo diverse mostre personali e collettive.
Hanno parlato di Lei vari critici e storici d'arte.
Personalità poliedrica quella di Pia Camporese, sempre alla ricerca di individuare la vera natura di ciò che costituisce il proprio messaggio, un processo di produzione artistica volto ad un proprio spazio, un proprio codice stilistico. Una ricerca di coralità le ha fatto individuare e privilegiare le aree più intense d'interazione fra le varie correnti artistiche: dalle Avanguardie storiche, alla linea dell'Espressionismo Astratto e Informale europeo, avvicinandosi al Neoespressionismo della nuova pittura in Germania.
Anche se la versatile opera di Pia Camporese sembra caratterizzata da frequenti cambiamenti di stile, in realtà tutto è rivolto alla sperimentazione e alla libertà espressiva.
-Tutti i "veri artisti" nelle loro opere rivelano qualcosa di se stessi, ma è quando l"inconscio si ribella, che affiorano i lati più nascosti dalle profondità della psiche umana.
Le figure, emblematiche icone senza volto e dai contorni sfumati come nuvole in un cielo burrascoso, dipinte da Maria Pia Camporese, sono un tutt'uno con chi ha dato loro la vita. Ectoplasmi indefiniti che affiorano dalla tela, auree di luce tracciate con un segno forte e di grande bellezza estetica, con colori, i blu, i rossi, i neri, talvolta graffiati e incisi, in grado di trasferire nel fruitore conflitti, ansie, turbamenti, rabbie dell'esistere.
Questi naufraghi dell'inconscio, queste forme vaghe e indefinite, come il non detto, come gli intervalli nascosti che ci accompagnano per tutta la vita, nelle opere dell'artista sembrano apparire nella duplice veste di una dolente estetica trasognata ma anche come promotori di qualità "terapeutiche" in grado cioè di coinvolgere chi li osserva in una profonda riflessione esistenziale.-(Sirio Luginbühl).