Nata a Beirut, di origini polacche, conosciuta sia in Europa che in America, ha molto riflettuto sulla Shoah. Tratto distintivo l'uso della grafite su olio e acrilico. Dipinge l’esistenza in un dialogo surreale con le cose quotidiane, portando a galla piccole verità piene di poesia o di dramma, pezzi di vita nei quali tutti possono identificarsi.

MARTA CZOK - DIETRO LE QUINTE - 2012

LA PACE, FONDAMENTO DEI DIRITTI UMANI

Di Riccardo Noury - Portavoce di Amnesty International Italia

Il 23 marzo di 12 anni fa, oltre un migliaio di abitanti della municipalità di Apartadó nella provincia colombiana di Antioquia, fondarono la Comunità di pace di San José de Apartadó. Da allora, le attiviste e gli attivisti della Comunità rifiutano di essere trascinati nel conflitto interno che va avanti in Colombia da oltre mezzo secolo; non portano armi, neanche per difesa personale, e pretendono da tutte le parti in conflitto che sia rispettata la loro presa di posizione in favore della pace.
La Comunità di pace è vista con sospetto e ostilità da tutti: funzionari del governo, forze di sicurezza e paramilitari considerano i suoi attivisti alla stregua di "sovversivi", mentre gruppi della guerriglia li hanno ripetutamente accusati di sostenere i loro nemici.
La Comunità di pace ha pagato un pesante prezzo per aver intrapreso questo percorso di pace. Dal 1997, 200 suoi attivisti sono stati uccisi o sono scomparsi.
Uno dei peggiori attacchi è avvenuto il 21 febbraio 2005: otto persone, tra cui quattro bambini, uccise e i loro corpi mutilati. Cinque anni dopo, un capitano dell'esercito colombiano è stato condannato a 20 anni di carcere, altri 10 militari sono andati assolti.
La tragica storia di resistenza non violenta della Comunità di San José de Apartadò ci dice quanto quella della pace sia una scelta di campo difficile e coraggiosa. Espone al fuoco incrociato, alle accuse di tradimento, al dileggio.
E invece sono coloro che istigano alla guerra, coloro che la alimentano vendendo armi, coloro che lo fanno ben consapevoli delle sofferenze che ciò produrrà, sono queste persone, queste istituzioni, i veri traditori dell'umanità.
Questa mostra li smaschera, li accusa con nettezza e sovente con corrosiva ironia. E la sua autrice, Marta Czok, fa a sua volta una scelta di campo precisa: dalla parte dei bambini e delle bambine, dalla parte della pace, fondamento e presupposto dei diritti umani.

DIETRO LE QUINTE

Di Slawka G. Scarso - Curatrice della Mostra

Da sempre i conflitti bellici sono al centro delle tematiche affrontate da Marta Czok. Le opere presenti all'interno di questo catalogo fanno parte, infatti, della fase più recente di questa sua ricerca: l'ultima di tre chiavi complementari che si sono avvicendate nel corso della sua carriera. Alla base di questo interesse, la storia personale di Marta Czok, la cui vita è stata dettata dagli esiti della seconda guerra mondiale per la Polonia. L'artista è infatti nata in Libano nel 1947 da genitori polacchi, già prigionieri dei sovietici dal 1940, poi emigrati a Londra al termine del conflitto. È qui che Marta Czok è cresciuta e ha terminato i suoi studi artistici, prima di trasferirsi in Italia. Il suo lavoro, di conseguenza, è un evidente risultato dell'unione di queste tre influenze culturali diverse, che insieme danno un respiro europeo alle sue opere.
Le vicende belliche e i loro effetti sulle nostre vite sono apparsi ripetutamente nei suoi dipinti. Anche lavori apparentemente "innocui", come gli interni di casa, ricordavano in modo velato la Londra degli anni '50, quella del post Blitz, con le case aperte a metà dai bombardamenti. Ma la sua analisi più spiccatamente rivolta alla guerra è iniziata con opere di altro tono, in particolare con quelle in cui la guerra è stata vista con il filtro della satira, lo strumento più prezioso in mano all'uomo, e all'artista in particolare, per trasmettere la drammaticità di ciò che non si può dire. Attraverso la satira, l'artista racconta i conflitti, vela e svela i giochi di potere che ci sono dietro a ogni guerra, lasciando come vittima principale i bambini. La flessibilità di questo genere si rivela preziosa per trasformare le opere in uno strumento di denuncia. Rientrano in questo ambito dipinti come Alice in Wonderland (1998, carboncino e olio su tela), in cui una bambina assiste all'arrivo dei soldati che, dichiarandosi portatori di pace, utilizzano come primo strumento la violenza; e poi ancora Naughty (1998, carboncino e olio su tela), in cui una bambina su un cavallo a dondolo viene accusata dai "grandi", di essere stata quella cattiva, mentre dietro a questi grandi si nasconde un bambino con una fionda, e loro stessi, quelli che sono venuti a controllare questo gioco andato male, nascondono le loro armi. Un'opera, realizzata durante il periodo della guerra in Kosovo, che denuncia la dubbia giustizia di certe azioni, chiamate a volte addirittura umanitarie, ma piene dei filtri adottati dai potenti. E i grandi, che qui più che adulti sono dei giganti cattivi, sono lì a controllare tutto. Stesso "sentimento'; ne La mosca (1998, carboncino e olio su tela) che denuncia invece l'abuso di armi anche davanti a problemi che necessiterebbero ben altre soluzioni.

Successivamente a questa prima fase, Marta Czok, all'inizio del nuovo millennio ha interpretato la guerra dal punto di vista dei bambini, prime vittime di ogni conflitto. Una guerra vista senza sensazionalismi e senza eccedere in drammaticità ostentata, e fo. rse proprio per questo le immagini risultano ancora più coinvolgenti. Si perdono i toni della satira, si passa ad altri più seri. L il caso di dipinti come Facce (2007, acrilico, grafite e carboncino su tela) ed Erased, Cancellata (2007, acrilico, grafite e carboncino su tela), che simboleggiano il modo intuì la guerra in generale, e la seconda guerra mondiale più in particolare, ha influenzato e a volte cancellato irrimediabilmente l'identità di tanti bambini - questa serie di opere è nata da una lunga ricerca su quanto è accaduto ai bambini polacchi, cristiani ed ebrei, per opera dei nazisti e dei sovietici. Sempre di questo gruppo fa parte La fune (2007, acrilico e grafite su tela), in cui una bambina, ancora in abiti cittadini, si ritrova in bilico su una fune, in mezzo alla città bombardata (una fune, fra l'altro, di cui vediamo solo un'estremità, ad aumentare ulteriormente il senso di precarietà della situazione). C'è l'incertezza del futuro, in questo dipinto, ma c'è anche l'immediatezza della tragedia, il suo essere inaspettata, soprattutto agli occhi di un bambino.

I quadri di quest'ultimo periodo, raccolti all'interno del catalogo, sono dedicati invece ai conflitti nascosti, quelli che muovono oggi i paesi occidentali, giocati ai piani alti, quelli che non implicano magari l'uso di bombe e carri armati ma che riescono comunque a trasformare !a sorte di tantissimi innocenti, ignari o comunque impotenti. E, in questo caso, vista l'attualità dei temi affrontati, si torna nuovamente alla satira, come strumento per dire ciò che non si potrebbe apertamente dire. È il caso de The Tree of Life (2012, grafite e acrilico su tela), che rappresenta la nostra società, sorretta dal lavoro dei piccoli, la gente comune, gli operai, gli artigiani e così via, che ne formano il tronco e anche i rami, e finiscono per reggere tutti i politici, i regnanti, sempre pronti a mangiare e a godersi la vita. Ma è anche il caso di Citizen Juice (2012, grafite e acrilico su tela), quanto mai attuale, in cui la satira sfuma nel grottesco mentre i potenti, a forza di tasse, spremono le persone a tal punto che finiscono per berne il succo.
In Con-temporary Gods (2012, grafite e acrilico su tela), la critica è invece più esplicitamente diretta ai banchieri, riprendendo le allegorie dei quadri antichi, ma al tempo stesso giocando con il titolo: i banchieri sono i nostri dèi contemporanei, capaci di decidere della nostra vita. Dividendo la parola "contemporary", tuttavia, si denunciano da un lato la temporaneità, auspicata, di questa situazione; dall'altro, con la parola "con", si punta il dito contro la truffa che c'è dietro la finanza - i conartist, in inglese, sono quelli che vivono truffando la gente.
In Guru (2012, grafite e acrilico su tela), invece, abbiamo un pinocchio, anche qui con un chiaro riferimento alla menzogna, che parla dall'alto della sua posizione di guru, appunto, e da lì pontifica e giudica mentre ad ascoltarlo c'è di nuovo una bambina, che ricorda un po' Alice nel paese delle meraviglie, e ascolta, una bugia dopo l'altra, quanto è meraviglioso questo mondo attuale. In Turning Wine finto Water (2012, grafite e acrilico su tela), si torna alla denuncia dell'operato dei banchieri, ma anche delle agenzie di rating. In questo dipinto appaiono infatti tre figuri dai nomi inequivocabili: Poor, Standard e Moody. Assieme a loro, a invertire il miracolo di Cana, trasformando il vino in acqua, un altro personaggio, dorato, questo, con due sacchi in mano. Una sorta di rebus sottile lasciato allo spettatore. Nel realizzare questo catalogo la scelta è stata quella di includere tra queste opere satiriche anche altre opere più leggere. Ci sono le favole, come in Tales (2012, acrilico e grafite su tela), ma anche bambini apparentemente tranquilli - come in Waiting for breakfast
(2012, acrilico, carboncino e grafite su tela) o in Giri and Duck (2012, acrilico, carboncino e grafite su tela). Il motivo è semplice: ricordare che mentre è in corso una lotta sotterranea giocata a suon di spread e tassi d'interesse, ci sono persone completamente ignare o impotenti davanti a questi soprusi. Persone che forse non si accorgono, o forse già iniziano a farlo, come in Maids at the Window (2012, acrilico, carboncino e grafite su tela), tre donne
che discutono e osservano ciò che accade fuori dalla loro finestra.